Era da parecchio tempo che mi proponevo di visitare la Miniera di Gambatesa, in provincia di Genova. Un’escursione turistica possibile già a partire dalla fine degli anni ’90 e che ha affiancato la principale attività, legata all’estrazione del manganese, fino al 27 Maggio 2011, giorno in cui è stata decretata la chiusura definitiva della miniera per sopravvenute circostanze di anti economicità della stessa.
Quando ho saputo che, a partire da Dicembre 2016, è stato nuovamente possibile immergersi nel regno ipogeo dei minatori, e considerandolo un percorso didattico molto interessante, ma allo stesso tempo divertente, per i miei due bambini di 5 e 8 anni, ho aspettato la prima giornata libera per addentrarmi nell’entroterra ligure della Val Graveglia e raggiungere i luoghi della miniera.
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La visita rappresenta un tuffo nel passato, una vera e propria fotografia del tempo che fu, con inizio nel 1876, quando all’ingegnere francese Augusto Fages venne concessa la possibilità di ricercare il minerale nelle terre del levante ligure.
Un suggestivo viaggio lungo i reticoli scavati nella roccia, fino al cuore della montagna, in parte a bordo di un tanto caratteristico quanto scomodo trenino della miniera e in parte a piedi, attraverso percorsi in terra battuta e poco illuminati (ovviamente il tutto è voluto, per mantenere la conformazione originale del luogo).
Le gallerie si estendono su sette livelli principali, tra loro comunicanti, compresi tra i 508 ed i 645 metri s.l.m.), per circa 25 chilometri complessivi. Al momento è aperto al pubblico solo il terzo livello, ma già dal prossimo anno sarà possibile accedere anche a quello superiore.
E’ inevitabile e necessaria una riflessione sulla durezza della vita dei minatori, sui numerosi sacrifici, tanto fisici quanto mentali, che il mestiere comporta, una condizione che, anacronisticamente, in altri paesi del mondo, molti uomini sono ancora costretti ad affrontare, per scavare ogni singolo metro di galleria.
Si può dire che Gambatesa rappresenti un viaggio: nella terra, nel tempo ma soprattutto dentro di noi.
Filippo e Francesco, i miei due bambini, sono rimasti affascinati dal poter toccare con mano le pietre della miniera e dal poter percorre gli stretti e angusti cunicoli a bordo del rumoroso trenino. Ed è proprio con il racconto di Filippo che termino la recensione di questa mia visita, che suggerisco di affiancare ad una rilassante passeggiata lungomare tra Sestri Levante e Chiavari.
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Articolo spiegato benissimo e un complimento al piccolo Filippo che ha eseguito un bellissimo tema.
Aspetto i racconti di altre vostre nuove gite: