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Una cabina armadio nella camera matrimoniale

N.S. mi invia la planimetria della sua abitazione milanese in vista di una futura ristrutturazione totale, in particolare della zona notte.
Quest’ultima è attualmente suddivisa in camera principale con bagno en-suite e camera/studio, accessibili da un disimpegno comune.
Vuole capire se riesce in qualche modo a “camuffare” l’armadio nella camera principale dietro un muretto ovvero creare una sorta di cabina armadio. 

STATO DI FATTO

Allo stato attuale la zona notte mi sembra correttamente dimensionata e proporzionata. Entrambi i locali sono mediamente ampi ed il bagno, poichè accessibile da una camera da letto, non necessita di un antibagno.

IPOTESI MURO

Putroppo nella camera principale non riesco a trovare una soluzione per camuffare l’armadio: lasciandovi infatti davanti un piccolo corridoio  di almeno 60 cm (proprio il minimo e nella speranza che le ante siano scorrevoli!) e quindi un muretto/muro di 10 cm, rimangono solo 45 cm dai piedi del letto al muro. Il muretto dovrebbe inoltre finire a circa 1 metro dalla parete del bagno, “camuffando” l’armadio non completamente (immagine a lato).

Ho elaborato qualche alternativa, sicuramente più dispendiosa.
Dallo stato di fatto le pareti interessate nel progetto di ristrutturazione risultano non portanti (la fattibilità degli interventi è comunque subordinata alla verifica in loco).
Per riuscire a ricavare una piccola cabina armadi, ho dovuto invertire la posizione della camera matrimoniale in tutte le soluzioni.
La camera/studio, anche se di circa 9 mq e quindi della superficie minima per una camera da letto singola (7mq sono invece il minimo per uno studio) presenta una parete di 2,40 m… non è moltissimo.

SOLUZIONE 1

La distribuzione nelle due soluzioni è pressoché identica: l’accesso ai due locali avviene da un piccolo disimpegno, leggermente traslato rispetto alla posizione attuale. Le differenze riguardano la dimensione del bagno padronale (più ampio nella soluzione 1, “al centimetro” nella soluzione 2, specialmente dai sanitari) e la diversa capienza delle armadiature (nella soluzione 2, anche se la cabina armadio risulta leggermente più piccola, è possibile inserire un mobile contenitore aggiuntivo utilizzabile dalla camera matrimoniale (A) oppure dal disimpegno d’ingresso (B – una sorta di piccolo ripostiglio anche porta scarpe/cappotti).

Il mio consiglio è quello di valutare attentamente tutte le alternative per capire se si preferisce avere dei locali di dimensioni più ridotte ma con le funzioni separate oppure delle stanze visivamente più ampie ma con l’armadiatura a vista.

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Pavimenti in grès, senza fughe e senza colla

Nel precedente articolo ho parlato dei laminati (clicca qui per leggerlo).

Il pavimento di cui vi parlerò oggi presenta le caratteristiche proprie del grès (ceramica compatta, non porosa, facilmente pulibile, resistente all’acqua e all’abrasione) e la velocità di posa del laminato (pulita ed economica). Il sistema brevettato permette una facilità di posa e se avete manualità potete anche pensare di non contattare un posatore.

A

Può essere usato su tutte le superfici (purché rigide, piane e pulite), sia su massetti che pavimenti, precedentemente coperte da un materassino fonoassorbente di 1 o 2 mm di spessore. Come per il laminato è necessario rimuovere lo zoccolo battiscopa preesistente.
La prima fila di piastrelle dovrà essere posizionata lungo una parete, distanziata di circa 5 mm. Il taglio può essere fatto con un normale taglia piastrelle o con un flessibile con disco diamantato.

B

Appositi inserti andranno posizionati lungo le scanalature delle piastrelle già installate e premuti con un semplice elemento in legno. Dovranno successivamente entrare nelle scanalature delle piastrelle da unire (sfalsate a piacere) garantendo così l’unione e la stabilità del pavimento.

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Posa dell’inserto nella scanalatura.


Il fissaggio avviene utilizzando un martello di gomma. Le fughe dovranno essere ben accostate sia sui fianchi che sulle teste delle piastrelle.

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Fissaggio tramite martello in gomma.


Lo spessore è di circa 13 mm. Se il nuovo listone in grès è sovrapposto ad una pavimentazione esistente e non è posizionato in tutti i locali, dovranno essere utilizzati elementi di raccordo da incollare.

Per sostituire una piastrella danneggiata è sufficiente romperla completamente in piccoli pezzi con un martello, rimuovere i resti, pulire accuratamente, tagliare gli inserti plastici, mettere un filo di silicone lungo il fianco delle piastrelle rimaste e inserire il nuovo elemento.

La nuova pavimentazione, se posata correttamente, non teme l’umidità e può essere utilizzata anche in cucina e in bagno.

C

I prezzi per la fornitura di un buon prodotto si aggirano attorno ai 50 euro/mq.

Come per i pavimenti in laminato è possibile recuperare il prodotto, rimuovendolo ed utilizzandolo in altri locali. Inoltre il pavimento è subito calpestabile ed i mobili possono quindi essere spostati da una parte all’altra del locale, senza lo stress di dover svuotare casa!

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Pavimenti in laminato

P.F. vuole rinnovare la sua abitazione posizionando delle doghe in laminato sopra il pavimento esistente di sala, corridoio e tre camere. Attualmente c’è una graniglia anni ’70 che “se si può definire funzionale non si può però definire bella”. Mi chiede pro e contro e quali sono i costi.

Il pavimento è un fattore determinante della resa estetica di un’abitazione: è sorprendente come la sua sostituzione trasformi e rinnovi completamente gli ambienti nei quali siamo abituati a vivere. Contestualmente alla colorazione delle pareti è uno degli escamotage più utilizzati per conferire nuovo valore ad un immobile, anche in caso di vendita o affitto. Tra le soluzioni più economiche e veloci sicuramente troviamo le resine e i laminati. Come richiesto da P.F. mi soffermerò nella descrizione di questi ultimi.

laminati 1

Il laminato non è un parquet, ma gli si avvicina come resa estetica. È formato da uno strato di legno non pregiato MDF, ovvero fibre di legno raffinate ricomposte con resina melamminica di alta qualità (in modo da utilizzare tutte le parti dell’albero, anche gli scarti) sulla cui superficie è applicata una materia plastica stampata ad altissima risoluzione che raffigura l’essenza e le venature del legno. È rifinito da uno strato trasparente ed impermeabile.
Riproduce la sensazione tattile tipica del legno e, rispetto al gres simil parquet, non provoca la sensazione di freddo se camminiamo scalzi.
Può essere posato sia sulla soletta in cemento che su una superficie già pavimentata purché entrambe regolari, solide e perfettamente asciutte.
La tecnica di posa è quella flottante senza colla. Gli elementi di laminato sono fissati tra loro con soluzioni di incastro a click ed appoggiati sul fondo preventivamente coperto da un foglio di materiale isolante (le specifiche dell’isolamento variano in funzione della base d’appoggio e della destinazione d’uso).
Quest’ultimo, solitamente dello spessore di 3mm, è consigliato perché oltre ad appianare qualche possibile lieve irregolarità della pavimentazione esistente, attenua suoni e rumori, garantisce isolamento termico e protezione all’umidità.

L’operazione di posa è abbastanza semplice, per chi possiede almeno un minimo di manualità! Servono un seghetto oppure una sega circolare e un martello. Vanno comunque sempre seguite le avvertenze di posa in opera e installazione. La parte più difficile si ha in prossimità delle pareti perimetrali del locale, dove andranno posizionati dei distanziatori ed in corrispondenza delle quali le doghe di laminato andranno necessariamente tagliate, trasversalmente e longitudinalmente.
I distanziatori si usano per allontanare la doga rispetto alla parete di circa 12-15 mm al fine di garantire la naturale dilatazione del prodotto. Le fughe saranno poi coperte dal battiscopa (incollato alla parete). L’eventuale battiscopa esistente deve quindi essere rimosso.
Una volta assemblato, il pavimento è pronto all’uso e non necessita di alcun ulteriore trattamento superficiale.

Al momento dell’ordine conviene considerare una quantità di pavimento maggiorata del 10% in modo da tenere conto degli scarti ed avere una scorta nel caso in cui siano necessarie riparazioni/sostituzioni parziali.

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Riassumendo, i lati positivi del laminato sono la resa di un “effetto legno” con una spesa decisamente inferiore rispetto al parquet o al gres, la velocità di posa, la maggiore durezza e resistenza a graffi ed urti, la facile pulizia quotidiana e la poca necessità di manutenzione. Può essere posizionato in cucina, utilizzando la normale attenzione che può meritare un pavimento in legno, lo sconsiglio in bagno a causa della maggiore umidità e dei contatti più frequenti con l’acqua.

Passiamo ai lati negativi. Prima tra tutti la mia “forma mentis” secondo la quale “quello che vedo” deve rispecchiare “quello di cui è fatto”. Nell’ultimo periodo le doghe in laminato sono decisamente migliorate qualitativamente ed esteticamente, garantendo maggiore verosimilianza. Se un tempo erano utilizzate prevalentemente in uffici, negozi e palestre, adesso il numero di persone che preferisce adottarle per le loro residenze (così come per il gres simil legno) è notevolmente aumentato. Faccio ancora fatica a pensarlo per una mia abitazione… ma è un mio problema!
Altre problematiche possono essere invece il lieve scorrimento orizzontale dei listoni (lasciando delle fessure in testa o in coda) ed il suono al calpestio che può risultare sgradevole (il cosiddetto “effetto vuoto”, comunque mitigato dal tappetino).

In tutti i casi sovrapporre una nuova pavimentazione ad una già esistente comporterà un innalzamento del livello di calpestio, a discapito di porte e cornici che andranno necessariamente adattate. Se il nuovo rivestimento non è posizionato in tutti i locali si formeranno dei leggeri dislivelli (circa 1 cm) da rifinire con elementi terminali a scivolo.

Passiamo ai costi. I laminati, specialmente se venduti dalle grandi catene commerciali, al momento partono anche da 7-8 euro/mq. Le tipologie più diffuse hanno uno spessore di 7/8 mm. Oltre i 10 mm si passa all’alta gamma ed i costi possono avvicinarsi ai parquet in legno più economici. Altro fattore che influenza il prezzo è la resistenza AC, classificata da 1 a 5 rispettivamente da bassa a ottima.
Il costo del tappetino di fondo in polietilene si aggira attorno ai 1,50 euro/mq. Lo zoccolo battiscopa parte da 5,50 euro/m, i distanziatori 20 centesimi cadauno.
Mancano solo tanta manualità e buona volontà… e se decidete di gettare la spugna potete sempre contattare un posatore. I prezzi variano in relazione alla metratura e alla forma dei locali. Generalizzando (applicando una media dei vari costi pubblicati online) possono attestarsi attorno ai 13 euro/mq (comprensivi del battiscopa)… chiedete sempre qualche preventivo nella vostra zona!

E se ora siete curiosi di sapere cosa ho scelto per la mia abitazione… ecco la risposta! Ho utilizzato parquet in listoni di rovere chiaro effetto naturale rifiniti con zoccoletti battiscopa in marmo bianco (allego qualche foto). In 5 anni e con due bambini la superficie presenta non poche ammaccature e graffi. Rimango comunque soddisfatto della mia scelta… il legno è bello anche se vissuto!

Vi consiglio di approfondire leggendo anche questo articolo (clicca qui) dove presento un nuovo sistema brevettato di pavimentazione in grès, con una posa simile a quella del laminato (senza fughe e senza colla).

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Nuova apertura in una muratura portante – parte 1

Mi scrive A.L., proprietaria di un appartamento collocato in uno stabile d’epoca. Vorrebbe allargare l’apertura che collega la cucina con il soggiorno ed inserire due porte scorrevoli in vetro sul filo esterno della muratura.
Chiede se l’intervento è possibile dal momento che lo spessore della parete è di circa 40 cm.

Dover effettuare dei “tagli” nelle murature portanti è una necessità che si presenta spesso negli edifici meno recenti, ovvero in quelli non aventi struttura principale in travi e pilastri in cemento armato.
Se l’edificio non è soggetto a particolari vincoli l’intervento è solitamente realizzabile, ovviamente con moderazione!
I fattori che condizionano la possibilità o meno di aprire un varco nella muratura portante sono molteplici e variano dal piano dell’appartamento, alla dimensione (“luce”) dell’apertura fino al suo posizionamento (bisogna sempre mantenere ai due estremi del varco una muratura non inferiore a 100 cm compreso lo spessore dell’ipotetico muro perimetrale ortogonale).
Il metodo più utilizzato consiste in una cerchiatura, in cemento armato o acciaio.
Altro non è che una “cornice” perimetrale al varco, con sezione opportunamente determinata in base ai fattori elencati sopra.
Si tratta di un “intervento locale”, che consente di evitare la verifica globale dell’edificio.
Prima di operare la demolizione è opportuno rinforzare la porzione di muratura circostante il nuovo varco, puntellando le parti di solaio sovrastante l’area di intervento.
È doveroso e necessario affidarsi ad un tecnico abilitato per una valutazione preventiva sulla fattibilità dell’opera, per la progettazione ed i calcoli statici e per la richiesta dei permessi agli enti di competenza.

L’argomento è stato approfondito in un nuovo articolo, per leggerlo clicca qui.

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Piccole Stazioni Ferroviarie | Small Railway Stations

ITALIA, 2007

Il concorso di idee ha per tema l’acquisizione di modelli progettuali finalizzati alla concretizzazione di piccole stazioni e fermate della rete ferroviaria.
Le peculiarità richieste dal bando sono: funzionalità, modularità, qualità nell’offerta, omogeneità, riconoscibilità.

Quanto sopra applicato a 4 diverse tipologie di impianti:
b1 – fermata su linea a semplice binario con marciapiede laterale
b2 – fermata su linea a doppio binario con marciapiedi laterali
b3 – fermata su linea a doppi binario con marciapiedi laterali
b4 – piccola stazione con più binari e almeno un marciapiede a isola

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Percorso progettuale
L’idea progettuale si è concentrata nella ricerca di un elemento di distinzione comunque già proprio dell’ente banditore che potesse, a seconda della diversa tipologia e del diverso impiego, essere facilmente individuabile come segno adattivo e caratterizzante della rete diffusa sul territorio.

La struttura/totem principale che rappresenta il comune denominatore delle diverse tipologie è costituita da una lama in acciaio replicata a seconda delle dimensioni. Da questo elemento per mezzo della duplicazione o per mezzo della diversa finalità, prendono forma le varie soluzioni.

Tipologia b1

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La semplicità del sistema permette di adattare l’organismo alle più diverse situazioni.
La più semplice, rappresentata dalla tipologia b1, prevede la presenza del totem principale in acciaio tinteggiato rosso che genera i moduli ad esso conformati che materializzano lo shelter. I tamponamenti retro e laterali dello shelter saranno realizzati in vetro pirolitico a controllo solare. Per la sosta temporanea in posizione eretta degli avventori delle fermate è stato predisposto un guida persone con appoggio ischiatico che consentirà di sorreggersi e quindi scaricare il peso del corpo nel tempo dell’attesa, sono previsti moduli privi di appoggio ischiatico/seduta per la sosta dei disabili su sedia a ruote. La pavimentazione è prevista con pannelli in lamiera antisdrucciolo. All’interno dello shelter saranno presenti obliteratrici in numero necessario in relazione all’affluenza prevista.

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Tipologia b2

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La tipologia b2, alla luce della possibile presenza di un sotto/sovrappasso, è stata concepita assegnando alla lama, in acciaio rosso, anche la funzione di sostegno della pensilina che funge sia da copertura che da sovrappasso creando un unico elemento senza soluzione di continuità anche con la scala (dotata di elevatore). Lo shelter generato dalla lama avrà le stesse caratteristiche di quello descritto in precedenza; la pensilina di copertura, tirantata sulla lama stessa, è prevista in vetro con shaders per il controllo della luce ed orientata al recupero dell’energia solare.

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Tipologie b3 e b4 

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Le tipologie b3 e b4, diverse solo dalla duplicazione a contrasto della struttura/totem, sono caratterizzate dall’elemento stazione concepito come uno spazio unitario ove trovano collocazione i volumi ospitanti sala di attesa, bar/ristoro, internet point, servizi igienici, locali tecnici. La lama è di nuovo l’elemento generatore di tutto il modulo poiché ciò che verso i binari è pensilina, prosegue fino a formare la copertura della stazione stessa. Anche in questo caso prevista in vetro con shaders per il controllo della luce ed orientata al recupero dell’energia solare.

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L’involucro esterno presenta struttura in acciaio e tamponamenti in vetro selettivo con il duplice scopo di ottimizzare l’azione di controllo solare riducendo significativamente la quantità totale di irraggiamento pur mantenendo un elevato grado di trasmissione luminosa e fornire un ottimo potere termoisolante. La parete continua in vetro sarà trattata con prodotti antigraffiti. Pavimenti e rivestimenti saranno in resina colorata, antisdrucciolo e antigraffiti.

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Sostenibilità progettuale
La scelta della effe quale segno adattivo e caratterizzante del tema progettuale, ha avuto origine dall’analisi del logo di RFI, ritenendo importante mantenere un riferimento già qualificante quale linea guida del tema progettuale, affidandogli la riconoscibilità e l’identificazione delle stazioni FS parallelamente ad una serie di elementi e arredi e comunicazione all’utenza fortemente caratterizzanti.

L’orientamento verso un concetto di mobilità accessibile e senza barriere è un elemento di fondamentale importanza per il successo e lo sviluppo di un servizio di trasporto, la soddisfazione delle aspettative e delle esigenze dei passeggeri ne rappresenta il principale obiettivo di un maturo concetto. Da questo assunto deriva la proposta di moduli il più possibile aperti e trasparenti, con un’architettura in cui si possano distinguere elementi ricorrenti che richiamano altri spazi rendendo episodi separati simili tra loro.
La trasparenza degli elementi conduce anche ad una buona adattabilità alle diverse peculiarità dei contesti d’inserimento.
Grande attenzione è stata posta anche all’accessibilità e utilizzabilità da parte di persone con ridotta capacità motoria.
La scelta dei materiali (acciaio/vetro) con strutture semplici, è mirata a resistere ad un uso intenso prolungato nel tempo.

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progettisti:
arch. Alessio Carrabino, arch. Francesca Colombo, arch. Carlo Alberto Cozzani
geom. Agnese Bucchi, arch. Maurizio Devisi, geom. Diego Pellegri.

consulenti:
ing. Claudia Bedini, dott. Renato Goretta