Continuano i racconti del mio viaggio a Dublino.
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Oggi vi porto nuovamente a visitare i dintorni di Dublino, come già fatto nel precedente tour del capitolo 5.
La gita si sviluppa per tutto l’arco della giornata, dalle 10.00 del mattino alle 17.00 circa. La destinazione è la Contea di Meath, a nord della capitale, nella fertile valle del fiume Boyne, popolata da primitive ma raffinate civilizzazioni durante il Neolitico e teatro nel 1690 d.c. dell’epocale battaglia tra cattolici e protestanti, vinta da questi ultimi.
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La prima destinazione è una delle tombe a galleria più importanti d’Europa, situata nell’area archeologica di Newgrange.
L’area di Brú na Bóinne (“la dimora” del Boyne) comprende, oltre a Newgrange, i resti di circa 40 tumuli ed è dichiarata patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO.
Lo scenario è spettacolare, completamente immerso nella verdeggiante natura, bagnato dalla scenografica ansa del fiume e popolato da cavalli, pecore e mucche lasciati in semi-libertà.
Praticamente l’immagine di come ci si aspetta di vedere la campagna irlandese!
La giornata di sole ha sicuramente accentuato le piacevoli sensazioni che si respiravano sulla collina.
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La visita è molto ben organizzata. La prima tappa è il centro visitatori dove, oltre al biglietto d’ingresso, viene fornito un bollino (da applicare in vista sui vestiti) con indicato l’orario del bus navetta che condurrà al complesso monumentale. Il centro ospita un punto informazioni, un bar, un’area picnic e un’esposizione sugli usi e costumi della società che creò le tombe neolitiche, dal loro modo di vivere a quello di vestire fino agli strumenti e le armi che utilizzavano. Uomini sicuramente dotati di talento e ingegno considerando che non conoscevano ancora né la ruota né gli utensili in metallo. Comprende inoltre riproduzioni in scala della camera di Newgrange, plastici del territorio e delle fasi di costruzione del monumento.
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All’orario stabilito una ospitale e competente guida (di lingua inglese ma di facile comprensione) fornisce le prime indicazioni all’esterno della tomba.
Secondo la tradizione celtica quest’ultima ospitava i resti dei leggendari Re di Tara (centro politico e spirituale irlandese fino al XI secolo) ma in realtà le origini sono antichissime, datate attorno al 3200 a.c..
È curioso constatare che il sito, scoperto e restaurato tra il 1962 e il 1975 dal professor M.J. O’Kelly, riuscì a superare incolume tutte le invasioni ma purtroppo non fu risparmiato dai tombaroli!
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Il progetto di ricostruzione della facciata con le pietre di quarzo bianco e granito è basato sui ritrovamenti archeologici. È molto evidente il recente rifacimento esterno, a mio avviso un pò troppo perfetto per caratterizzare una costruzione di 5000 anni fa. La pietra con le incisioni più elaborate si trova all’ingresso e fa parte del cordolo di enormi massi che circonda il tumulo.
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La parte più suggestiva è decisamente l’escursione all’interno, possibile solo a numero chiuso con la guida. Sconsigliata a chi soffre di claustrofobia. Attraversato uno stretto e angusto corridoio delimitato da lastre di ardesia posizionate in verticale si raggiunge la camera sepolcrale, con tre nicchie laterali ed un soffitto a volta conica formato da piccole pietre sovrapposte a secco e chiuso da un’unica pietra di copertura. Rimasto intatto nei secoli, resiste da sempre alle infiltrazioni d’acqua. Pietre lavorate trovate in ogni nicchia contenevano probabilmente offerte funerarie e ossa del defunto.
È emozionante quando, spente le luci, un faro simula quello che avviene ogni 21 Dicembre, giorno del solstizio d’inverno: all’alba un raggio di sole penetra attraverso l’apertura posizionata sopra l’entrata, percorre i 19 metri della galleria e colpisce il centro della camera.
Sono vietate le foto all’interno.
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